Oggi le intolleranze alimentari sono in aumento e sono riconducibili all'accumulo nel tempo delle sostanze responsabili d’ipersensibilità, fino a un livello che a un certo punto supera la "dose soglia". A causa di questo periodo di latenza, spesso è difficile accettare e comprendere come si possa "improvvisamente" diventare intolleranti a un cibo quotidianamente introdotto come frumento, olio di oliva, latticini, lievito… perché le intolleranze possono produrre sintomi anche dopo alcuni giorni, e in alcuni soggetti possono rimanere inespresse per lunghi anni, manifestandosi poi solo in particolari condizioni di affaticamento o di stress.E’ quindi possibile diventare intolleranti a qualunque età oppure esserlo da sempre, manifestando i sintomi solo in alcuni periodi della vita.Le intolleranze alimentari si sviluppano in organismi predisposti e i fattori scatenanti possono essere svariati: gastroenteriti, terapie cortisoniche prolungate, terapie antibiotiche prolungate e senza una preventiva assunzione di fermenti lattici, parassiti intestinali, candidosi, alcune infezioni virali (soprattutto da enterovirus), interventi chirurgici, pancreatiti.Le tossine che si formano in una o più intolleranze alimentari si possono depositare in molti organi, anche lontani dall'apparato digerente e per questo le reazioni fisiche possono andare dal meteorismo, diarrea, stitichezza, crampi addominali, nausea, difficoltà digestive, colon irritabile fino alle depressioni, stanchezza ricorrente, torpore mentale, insonnia, ansia, umore variabile, mal di testa, palpitazioni, crampi muscolari, acne, eczema, starnuti, faringite, raucedine, asma, cistite, mestruazioni irregolari, ritenzione idrica, sovrappeso, afte, dolori articolari.Poiché non è facile riconoscere un’intolleranza alimentare (non essendo presenti nel sangue le immunoglobuline IgE, tipiche delle allergie alimentari), le intolleranze non sono evidenziabili con i comuni test clinici (Prik Test, Rast, PachTest).Per questo motivo l’allergologia convenzionale non dà molta importanza alle intolleranze alimentari. Non è cosi per i professionisti della nutrizione olistica. Il test bioenergetico delle intolleranze alimentari EAV Intollerance Search -Test Energetico di Compatibilità Alimentare -, totalmente innocuo e indolore, è lo strumento attraverso il quale si possono andare a determinare le sostanze che danno incompatibilità definendo così una strategia alimentare e comportamentale adatta a superarle. Una volta trovato l’alimento che non si tollera più, per un certo periodo si dovrà rispettare scrupolosamente l’astensione a tutto il gruppo alimentare al quale questo appartiene e assumere degli integratori nei modi e nei tempi suggeriti. Durante la fase di esclusione degli alimenti non tollerati si dovrà prevedere la comparsa di temporanei peggioramenti o l’emergere di altri disturbi finora nascosti da quelli più evidenti e che, comunque, spariranno in breve tempo. Con il passare delle settimane avverrà un successivo miglioramento fino alla scomparsa della sintomatologia con conseguente risultato stabile nel tempo. Il gruppo di alimenti non tollerati non andrà comunque eliminato in maniera definitiva ma gradualmente reintrodotto dopo il periodo di astensione. Per questo passati i primi mesi di eliminazione si dovranno fare delle prove testando di volta in volta la reazione dell’organismo. E poi per mantenere i risultati ottenuti si consiglia un incontro/test semestrale o annuale.

Determinazione della composizione corporea
venerdì 13 gennaio 2012
LE INTOLLERANZE ALIMENTARI E L’EAV-TEST
Le intolleranze o ipersensibilità alimentari si differenziano dalle allergie vere e proprie perché non provocano quasi mai delle reazioni violente e immediate, non si manifestano con sintomi gravi, non possono portare allo shock anafilattico e di solito non rispondono ai tradizionali test allergici cutanei o di laboratorio ed è per questo che spesso non sono direttamente collegabili all'assunzione del cibo intollerato.
Oggi le intolleranze alimentari sono in aumento e sono riconducibili all'accumulo nel tempo delle sostanze responsabili d’ipersensibilità, fino a un livello che a un certo punto supera la "dose soglia". A causa di questo periodo di latenza, spesso è difficile accettare e comprendere come si possa "improvvisamente" diventare intolleranti a un cibo quotidianamente introdotto come frumento, olio di oliva, latticini, lievito… perché le intolleranze possono produrre sintomi anche dopo alcuni giorni, e in alcuni soggetti possono rimanere inespresse per lunghi anni, manifestandosi poi solo in particolari condizioni di affaticamento o di stress.E’ quindi possibile diventare intolleranti a qualunque età oppure esserlo da sempre, manifestando i sintomi solo in alcuni periodi della vita.Le intolleranze alimentari si sviluppano in organismi predisposti e i fattori scatenanti possono essere svariati: gastroenteriti, terapie cortisoniche prolungate, terapie antibiotiche prolungate e senza una preventiva assunzione di fermenti lattici, parassiti intestinali, candidosi, alcune infezioni virali (soprattutto da enterovirus), interventi chirurgici, pancreatiti.Le tossine che si formano in una o più intolleranze alimentari si possono depositare in molti organi, anche lontani dall'apparato digerente e per questo le reazioni fisiche possono andare dal meteorismo, diarrea, stitichezza, crampi addominali, nausea, difficoltà digestive, colon irritabile fino alle depressioni, stanchezza ricorrente, torpore mentale, insonnia, ansia, umore variabile, mal di testa, palpitazioni, crampi muscolari, acne, eczema, starnuti, faringite, raucedine, asma, cistite, mestruazioni irregolari, ritenzione idrica, sovrappeso, afte, dolori articolari.Poiché non è facile riconoscere un’intolleranza alimentare (non essendo presenti nel sangue le immunoglobuline IgE, tipiche delle allergie alimentari), le intolleranze non sono evidenziabili con i comuni test clinici (Prik Test, Rast, PachTest).Per questo motivo l’allergologia convenzionale non dà molta importanza alle intolleranze alimentari. Non è cosi per i professionisti della nutrizione olistica. Il test bioenergetico delle intolleranze alimentari EAV Intollerance Search -Test Energetico di Compatibilità Alimentare -, totalmente innocuo e indolore, è lo strumento attraverso il quale si possono andare a determinare le sostanze che danno incompatibilità definendo così una strategia alimentare e comportamentale adatta a superarle. Una volta trovato l’alimento che non si tollera più, per un certo periodo si dovrà rispettare scrupolosamente l’astensione a tutto il gruppo alimentare al quale questo appartiene e assumere degli integratori nei modi e nei tempi suggeriti. Durante la fase di esclusione degli alimenti non tollerati si dovrà prevedere la comparsa di temporanei peggioramenti o l’emergere di altri disturbi finora nascosti da quelli più evidenti e che, comunque, spariranno in breve tempo. Con il passare delle settimane avverrà un successivo miglioramento fino alla scomparsa della sintomatologia con conseguente risultato stabile nel tempo. Il gruppo di alimenti non tollerati non andrà comunque eliminato in maniera definitiva ma gradualmente reintrodotto dopo il periodo di astensione. Per questo passati i primi mesi di eliminazione si dovranno fare delle prove testando di volta in volta la reazione dell’organismo. E poi per mantenere i risultati ottenuti si consiglia un incontro/test semestrale o annuale.
Oggi le intolleranze alimentari sono in aumento e sono riconducibili all'accumulo nel tempo delle sostanze responsabili d’ipersensibilità, fino a un livello che a un certo punto supera la "dose soglia". A causa di questo periodo di latenza, spesso è difficile accettare e comprendere come si possa "improvvisamente" diventare intolleranti a un cibo quotidianamente introdotto come frumento, olio di oliva, latticini, lievito… perché le intolleranze possono produrre sintomi anche dopo alcuni giorni, e in alcuni soggetti possono rimanere inespresse per lunghi anni, manifestandosi poi solo in particolari condizioni di affaticamento o di stress.E’ quindi possibile diventare intolleranti a qualunque età oppure esserlo da sempre, manifestando i sintomi solo in alcuni periodi della vita.Le intolleranze alimentari si sviluppano in organismi predisposti e i fattori scatenanti possono essere svariati: gastroenteriti, terapie cortisoniche prolungate, terapie antibiotiche prolungate e senza una preventiva assunzione di fermenti lattici, parassiti intestinali, candidosi, alcune infezioni virali (soprattutto da enterovirus), interventi chirurgici, pancreatiti.Le tossine che si formano in una o più intolleranze alimentari si possono depositare in molti organi, anche lontani dall'apparato digerente e per questo le reazioni fisiche possono andare dal meteorismo, diarrea, stitichezza, crampi addominali, nausea, difficoltà digestive, colon irritabile fino alle depressioni, stanchezza ricorrente, torpore mentale, insonnia, ansia, umore variabile, mal di testa, palpitazioni, crampi muscolari, acne, eczema, starnuti, faringite, raucedine, asma, cistite, mestruazioni irregolari, ritenzione idrica, sovrappeso, afte, dolori articolari.Poiché non è facile riconoscere un’intolleranza alimentare (non essendo presenti nel sangue le immunoglobuline IgE, tipiche delle allergie alimentari), le intolleranze non sono evidenziabili con i comuni test clinici (Prik Test, Rast, PachTest).Per questo motivo l’allergologia convenzionale non dà molta importanza alle intolleranze alimentari. Non è cosi per i professionisti della nutrizione olistica. Il test bioenergetico delle intolleranze alimentari EAV Intollerance Search -Test Energetico di Compatibilità Alimentare -, totalmente innocuo e indolore, è lo strumento attraverso il quale si possono andare a determinare le sostanze che danno incompatibilità definendo così una strategia alimentare e comportamentale adatta a superarle. Una volta trovato l’alimento che non si tollera più, per un certo periodo si dovrà rispettare scrupolosamente l’astensione a tutto il gruppo alimentare al quale questo appartiene e assumere degli integratori nei modi e nei tempi suggeriti. Durante la fase di esclusione degli alimenti non tollerati si dovrà prevedere la comparsa di temporanei peggioramenti o l’emergere di altri disturbi finora nascosti da quelli più evidenti e che, comunque, spariranno in breve tempo. Con il passare delle settimane avverrà un successivo miglioramento fino alla scomparsa della sintomatologia con conseguente risultato stabile nel tempo. Il gruppo di alimenti non tollerati non andrà comunque eliminato in maniera definitiva ma gradualmente reintrodotto dopo il periodo di astensione. Per questo passati i primi mesi di eliminazione si dovranno fare delle prove testando di volta in volta la reazione dell’organismo. E poi per mantenere i risultati ottenuti si consiglia un incontro/test semestrale o annuale.
sabato 7 gennaio 2012
PER AVVIARE I NOSTRI RAGAZZI AD UNO STILE DI VITA ATTIVO E SANO
Quando noi genitori, eravamo ragazzi, era raro sentir parlare di sedentarietà infantile: appena finiti i compiti si andava ai giardinetti con la bici o a saltare con la corda o a giocare a campana. Si prendeva la palla e si cominciava a correre tirando calci fino all’imbrunire.
E nelle corte giornate invernali, dopo quella mezz’oretta della “TV dei Ragazzi”, si giocava in casa, ma mai fermi in poltrona perché, sul divano, ci si saltava!
Adesso c’è il DS, la Wii , la PSP…giochi elettronici che “paralizzano” i nostri bimbi bloccandoli per ore ed ore seduti come ipnotizzati.
Ed ecco quindi che con la sedentarietà sono arrivati i problemi di sovrappeso infantile, soprattutto per quei soggetti che hanno già i genitori con qualche chilo di troppo.
Per questo dobbiamo incoraggiare il più possibile il movimento dei nostri piccoli, sia attraverso un’attività motoria spontanea – proponendogli uno stile di vita più attivo: andare più spesso con loro nel parco, organizzando giochi all’aria aperta e passeggiate in bicicletta, ma anche, più semplicemente, usando di meno la macchina e, spostarsi tutti insieme a piedi, per il quartiere.
Bambini e ragazzi, per uno stile di vita sano, hanno bisogno di movimento, sia spontaneo sia organizzato sotto forma di allenamento sportivo. Movimento, sport e un’alimentazione adeguata e corretta, non solo favoriscono una crescita armonica, ma, prevengono tutte le problematiche legate alla sedentarietà.
Ma non dobbiamo enfatizzare troppo l’effetto “stressante” dell’attività fisica, perché questa (salvo che non si tratti di attività sportiva di tipo agonistico) non è mai così sostenuta da comportare un elevato dispendio energetico. Bisogna ricordare che, specialmente nel bambino più piccolo - dai 6 agli 8 anni -, quelle due o tre ore settimanali di nuoto, basket o ritmica, non sono che una breve parentesi di movimento in un contesto di stile di vita abbastanza sedentario – scuola, televisione, play station, computer… -.
Sono quindi da evitare merende superenergetiche e “golose” con la scusa che il bimbo si è stancato e va sostenuto. Invece, dopo una qualsiasi attività fisica l’organismo necessita, e tollera meglio, una
alimentazione liquida o semiliquida, o in ogni caso, costituita da alimenti ricchi di acqua proprio per reintegrare le perdite idriche da sudorazione.
Quindi gli alimenti consigliabili dopo un allenamento sportivo saranno: frutta fresca, succhi di frutta, frullati, yogurt e gelati alla frutta e, solo nella stagione più fredda, anche fette biscottate con miele o marmellata, biscotti secchi o piccoli dolci da forno.
Ma quando i nostri ragazzi svolgono un’attività sportiva regolare, come possiamo soddisfare a pieno le loro esigenze nutrizionali?
Perché, se è pur vero che nella maggior parte dei casi noi genitori si tende a sovrastimare l’energia consumata dall’attività sportiva dei nostri cuccioli, non si deve comunque escludere il rischio di un insufficiente apporto di energia proprio in un momento così importante per l’accrescimento.
Se nostro figlio si allena nelle prime ore del pomeriggio, poco dopo l’uscita da scuola, rimane ben poco tempo per consumare un pasto completo. Va bene che l’impegno sportivo deve essere sostenuto con un adeguato rifornimento energetico, ma non certo con l’organismo impegnato nella digestione.
La prima colazione diventa quindi un momento importante nel programma alimentare del piccolo sportivo: latte, orzo, yogurt, pane, fette biscottate, biscotti, dolci da forno, miele, marmellata e frutta fresca.
E per i ragazzi più grandi e più impegnati, si può aggiungere anche un po’ di prosciutto e/o formaggio magro.
Mentre per lo spuntino di metà mattinata si può scegliere un panino con affettato o formaggio magro oppure un trancio di pizza rossa, così come, alla fine delle lezioni si può concludere con una porzione di dolce da forno, uno yogurt o gelato di frutta, succhi di frutta ma sempre evitando di eccedere nelle porzioni.
Se invece, tra la fine della scuola e l’inizio dell’allenamento, c’è tempo sufficiente per un pasto caldo, la merenda a metà mattina dovrà risultare molto più contenuta (merendina non farcita, un piccolo panino, yogurt e biscotti secchi)
Il pranzo sarà poi “leggero”: pasta pomodoro, parmigiano e poco olio, un contorno di verdure/ortaggi e per finire un frutto e una fetta di un semplice dolce da forno (ciambellone, pan di Spagna, crostata) oppure un gelato di frutta.
Se invece il ragazzo è un po’ soprappeso si dovranno eliminare anche questi dolci secchi e puntare esclusivamente sulla frutta fresca ma senza esagerare.
Sarà bene ricordarsi che durante l’allenamento, si deve bere a sufficienza ma solo acqua!
E’ difficile che l’attività fisica di nostro figlio sia così pesante da aver bisogno d’integrazioni di sali minerali.
Dopo l’allenamento, la merenda deve essere “mirata” per il reintegro dei liquidi e delle energie: succhi di frutta, gelato di frutta, fette biscottate con marmellata, frullato, yogurt alla frutta... insomma la scelta è varia, senza tuttavia mai eccedere nelle quantità.
La cena, invece, dovrà prevedere sia il consumo di carboidrati (pasta, riso, patate, legumi) sia quello proteico a base di carne, pesce o uova con contorno cotto e/o crudo; quindi un pasto quasi completo ma sempre nelle giuste quantità, soprattutto per chi tende ad ingrassare.
Una simile alimentazione garantisce al giovane sportivo la giusta quantità e qualità di tutti i
principi nutritivi di cui ha bisogno per una crescita regolare e sana e un buon rendimento nello sport.
(Roberta Fianchini, Dietista)
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